PRESENTAZIONE DEL LIBRO “MENDICANTE DI LUCE”

del Card.Raniero Cantalamessa

“Ho conosciuto Masterbee agli inizi degli anni Novanta. Si era da poco riaccostato al cristianesimo dopo un lungo pellegrinaggio attraverso le religioni orientali, di cui era divenuto ricercato maestro. A Milano aveva tutta una schiera di professionisti e uomini di cultura che ricorrevano alla sua guida spirituale e praticavano con lui meditazione trascendentale, vipassana, zen, tecniche di respirazione e yoga. Fui subito impressionato dalla profondità delle sue riflessioni e dalle potenzialità racchiuse nella sua singolarissima esperienza umana e religiosa. Ma devo dire che persistevano in me, sulle prime, anche delle riserve e dei pregiudizi, dovuti in parte all’aspetto di guru o santone indiano del Maestro, e più ancora al timore di possibili esiti sincretistici. Il tempo doveva fugare ogni perplessità facendomi riconoscere nel Maestro e in sua moglie Kicka due persone di grande rettitudine e genuina spiritualità, oltre che di straordinario talento artistico.

Masterbee e Papa Francesco

Ricordo ancora il momento in cui, come per un’improvvisa ispirazione, quasi con autorità, dissi a Masterbee che doveva mettere per iscritto la sua esperienza. Dovevano passare anni prima che si sentisse pronto a realizzare il progetto. Si schermiva adducendo il fatto che lui era un pittore e non uno scrittore e per giunta di madre lingua tedesca, non italiana, pur avendo vissuto tanto tempo in Italia. Quando finalmente mi mandò il frutto del suo lavoro glielo rimandai con un chiaro “Non ci siamo!”. A brani di storia vissuta si mescolavano ancora troppe riflessioni teoriche, in se stessse interessanti, ma che rendevano la lettura faticosa. Il manoscritto rivelava a tratti uno straordinario talento di narratore. Gli dissi di far leva su di esso, di far parlare i fatti, di raccontare semplicemente la sua storia di “mendicante di luce”, un po’ nello stile dei “Racconti di un pellegrino russo”, con cui, oltre tutto, la sua vicenda, a parte il diverso spessore culturale, presentava tratti comuni (entrambi approdano alla “Preghiera di Gesù”, o “del cuore”, della spiritualità estatica).  

Reagì alla “stroncatura” con l’umiltà e la riconoscenza di cui solo i veri ricercatori della verità sono capaci. Si rimise al lavoro con entusiasmo e, a suo dire, come portato da una nuova ispirazione che rendeva tutto facile e gioioso. Il racconto scorreva come un fiume che ha trovato finalmente il suo letto.

Quando dopo pochi mesi ebbi tra le mani la nuova redazione, mi accorsi che la difficoltà non era più di continuare a leggere, ma di smettere di farlo. Ero letteralmente affascinato da un racconto che si snodava semplice, vero, convincente, carico di quella forza che possiede la vita quando è essa, più che la mente, a guidare la penna. A tratti si percepisce, leggendo, quanto “il pittore per vocazione” che è Masterbee sia stato di aiuto allo “scrittore per obbedienza” che era divenuto, come nella visione notturna del mare dai monti sovrastanti Positano: “La luna era nel suo pieno splendore e illuminava il mare e i pescatori di un tenue chiarore rosa con riflessi di indaco notturno. Questo scenario era avvolto da un silenzio profondo interrotto solo dal richiamo di qualche uccello notturno…”. Ma non è principalmente per questo che ho letto con trasporto lo scritto di Masterbee e per cui, spero, moltissimi lo faranno dopo di me. È che in esso è contenuta la storia di una “conversione” (la parola non piace ai due protagonisti della vicenda, Masterbee e Kicka, ma almeno una volta la si deve usare) che ricorda per certi versi quella di Agostino, anche lui ritornato alla fede dell’infanzia dopo un largo periplo attraverso le religioni e le filosofie del tempo. Un cammino guidato, nell’uno e nell’altro caso, da un insopprimibile bisogno di verità e desiderio di conoscere se stessi.

Masterbee mendicante di luce

Per chi prende tra le mani questo libro, desideroso di sapere in anticipo dove approderà il lungo pellegrinaggio che ha portato l’autore e la sua “anima gemella” fino alle rive del Gange e sulle vette dell’Himalaya, non si dovrebbe fare, ma consiglio di cominciare la lettura dal capitolo 33: “Mi trovavo solo, in un fitto bosco…”. Ho avuto occasione di leggere parte di quel capitolo in una predica tenuta alla Casa Pontificia, in presenza di papa Benedetto XVI, e in diverse altre occasioni, in Italia e all’estero, e ogni volta ho costatato l’impressione profonda esercitata sugli ascoltatori. Personalmente, quelle pagine mi hanno aiutato a capire cosa deve aver provato Saulo sulla via di Damasco nel momento in cui veniva investito da una luce che in un attimo annientava tutto il suo mondo interiore e lo sostituiva dolorosamente con un altro fino allora combattuto. Anche Saulo scoprì in quell’istante (non si stancherà di ripeterlo in seguito) cos’è la grazia, lui che fino allora aveva sempre ricercato la giustizia che viene dalla legge. Masterbee non ha sentito il bisogno di rinnegare le passate esperienze religiose che hanno preparato l’incontro con Cristo e che gli permettono ora di valutare appieno la novità. Continua, anzi, ad avere per esse profondo rispetto, mostrando coi fatti, come sia possibile coniugare oggi la più incondizionata adesione a Cristo con una stima e un’apertura grandissima ai valori di altre religioni.

Nel libro è riportato uno strano episodio occorso al Maestro in India. Un giorno, con suo grande stupore, si sentì dire da uno swami indù in tono quasi profetico: “Ritorna là da dove sei venuto e vi troverai quello che stai cercando”. Queste parole ricordano alcuni versi del poeta americano T.S.Eliot che a me paiono la miglior sintesi della storia di Masterbee:

“Non dobbiamo arrestarci nella nostra esplorazione

E il termine del nostro esplorare

Sarà arrivare là donde siamo partiti

E conoscere il luogo per la prima volta”.

(Quattro quartetti, V)

Masterbee è tornato là donde era partito, ma non per trovarvi esattamente quello che vi aveva lasciato. Vi è tornato arricchito di un inestimabile bagaglio di conoscenze ed esperienze umane e religiose. Queste gli permettono ora di vedere nel cristianesimo cose nuove, di cui chi non si è mai allontanato da esso non sempre è cosciente”.

P. Raniero Cantalamessa

masterbee e padre cantalamessa